Le cosiddette cure complementari sono sempre più studiate e praticate nell’ambito socio-sanitario.
Gli Infermieri sono sempre stati a conoscenza riguardo l’importanza della dimensione olistica dell’assistenza (Florence Nightingale e Marta Rogers) ma negli ultimi anni, in particolare, ha preso largamente piede anche in Italia il cosiddetto “Nursing Olistico”, che concepisce la salute e la malattia in modo differente: il paziente ha una dimensione soggettiva della patologia e una propria dignità storica.
Cosa si intende con Nursing Olistico?
La corrente dell’Infermieristica Olistica si sta affacciando con sempre maggior forza nel panorama sanitario italiano, spesso in maniera informale, in qualche caso anche in modo ufficiale.
Il Nursing Olistico è un modo di concepire la salute e la malattia come stati individuali di natura soggettiva, come fenomeni di una storia personale.
La presa in carico olistica non può prescindere dall’occuparsi della persona non solo dal punto di vista dell’organo malato, ma anche in relazione alla storia e ai vissuti personali, con un approccio psicosomatico e unitario.
Nel rapporto “Traditional Medicine Strategy 2014-2023”, l’OMS sollecita gli Stati ad integrare le medicine complementari nei sistemi sanitari nazionali facilitandone l’accesso a tutti.
Già nel 1996, in un rapporto tecnico dell’OMS, si legge: gli infermieri di tutto il mondo sono divenuti sempre più consapevoli del fatto che ampi gruppi di popolazione in ogni paese stanno usando approcci tradizionali (cioè che fanno riferimento alle varie culture ed etnie, Nds) e complementari per mantenere o recuperare la propria salute. In molti luoghi gli infermieri sono stati innovatori in questo movimento. Nei paesi industrializzati si stima che circa la metà della popolazione ricorra regolarmente ad approcci sanitari complementari. Nei paesi in transizione e in quelli in via di sviluppo la percentuale è addirittura superiore. Alcuni di questi approcci complementari possono far parte di un piano terapeutico con il paziente se sono appropriati ed accettabili.
Il tocco terapeutico, l’uso di infusi, il massaggio ed altri approcci complementari possono favorire l’assistenza infermieristica. Il personale infermieristico deve essere preparato a guidare i clienti nella scelta tra i diversi approcci assistenziali complementari e quelli tradizionali. La formazione dovrebbe mettere gli infermieri in condizione di capire i diversi approcci, la loro compatibilità con le altre forme di cura e la loro accettabilità in seno alla tradizione culturale. Gli infermieri condividono la responsabilità di essere aperti e consapevoli circa tutto ciò che attiene all’assistenza sanitaria in cui lavorano.
Esistono tantissimi modi per definire le terapie “altre”: alternative, dolci, complementari, olistiche, non convenzionali, antiche, tradizionali, così come elevatissimo è il numero dei metodi utilizzati, che possono variare da quelli fondati su rimedi presenti in natura (fitoterapia, gemmoterapia), a quelli che utilizzano il “tocco”, che vanno dal massaggio al Reiki, a quelli ancora che utilizzano la meditazione e la visualizzazione, per finire in veri e propri “sistemi di medicina” non convenzionale come l’omeopatia e la Medicina Tradizionale Cinese (MTC).
Nelle linee guida per i master di primo livello, redatte dalla Federazione dei Collegi IPASVI sulla base del Dm 739/94 allo scopo di favorire percorsi didattici omogenei che contribuiscano in modo specifico e significativo alla prevenzione e al trattamento dei problemi di salute della popolazione, troviamo che nell’ambito dell’infermieristica sono considerate cure complementari una serie di interventi che si avvalgono di saperi ed abilità acquisiti e mantenuti attraverso un percorso formativo specifico, che possono essere proposti in autonomia dall’infermiere in regime libero-professionale e/o di dipendenza come parte integrante del piano di cura. In questo stesso documento si trova una dichiarazione in cui la Federazione auspica per il ruolo infermieristico l’onere e l’onore della scelta e dell’esecuzione delle cure complementari in ambito sanitario, sottolineando la necessità di ricerca e di competenza in tale campo, ma al tempo stesso richiamando all’autonomia e alla necessità di Linee Guida da sviluppare in tale ambito.
L’American Nurse Association (ANA) ha definito l’assistenza infermieristica olistica una specialità del nursing, dotata di uno specifico background scientifico, di conoscenze, competenze, pratiche professionali, formazione e ricerca specifici. L’American Holistic Nurses Association (AHNA) rappresenta la più importante organizzazione professionale a livello mondiale ed è impegnata a definire scopi e standard di tale attività.
L’infermiere, proprio per le caratteristiche del modello di cura di riferimento che pone al centro della relazione terapeutica la persona con i suoi bisogni e le sue potenzialità, si muove in un’ottica di integrazione, utilizzando le risorse della persona per il raggiungimento del benessere per essa possibile.
Possiamo dire che la visione olistica è in essere nell’essenza dell’Infermieristica e lo è sempre stata a partire da Florence Nightingale la quale teorizzò la visione della persona in un ottica globale e in una connessione reciproca con le varie componenti fisiche/biologiche, psicologiche e sociali, culturali e spirituali.
Un’ altra Infermiera che ha dedicato molto della sua teoria alla visione olistica dell’uomo è Martha Rogers con lo studio dell’essere umano unitario. Essa vedeva rappresentato nel modello del processo vitale dell’uomo, un campo energetico già impresso nella matrice quadridimensionale spazio-tempo che diventa sempre più complessa quando si evolve ritmicamente lungo l’asse longitudinale della vita.
Il processo vitale è omeodinamico e 4 sono i principi di omeodinamica basilari per la Scienza del Nursing:
- Reciprocità;
- Sincronia;
- Elicità;
- Risonanza
Secondo l’autrice l’essere umano è l’insieme indivisibile dei fattori fisici, biologici, psicologici, sociali, culturali e spirituali, un insieme in cui le parti non sono più distinguibili. L’uomo si differenzia dalle altre forme viventi in quanto dotato di una conscia consapevolezza di sé e del mondo circostante e nella sua definizione l’ uomo racchiude la pluralità degli eventi che accadono quando l’uomo si muove lungo un continuum tra la vita e la morte .
E’ visto come un fenomeno unitario e le distinte proprietà dello stesso appaiono come parti che hanno perso la loro identità, esso possiede capacità di astrazione e inventiva, linguaggio e pensiero, sensazioni ed emozioni. L’aspetto olistico dell’uomo è una realtà, egli interagisce con l’ambiente nella sua interezza; solo percependo la sua unicità sarà possibile identificare i distinti attributi umani. Un campo di energia assicura l’unità dell’uomo e segna i confini che identificano la sua unicità. Il campo umano è il punto di partenza per immaginare l’unicità umana.
L’uomo è un organismo intensamente complesso e la sua unicità è determinata dal fatto che, tra tutte le forme viventi della terra, egli percepisce e considera la immensità del cosmo, è consapevole del suo passato evolutivo, può immaginare il futuro. Ovviamente esistono anche altre teorie di natura non infermieristica, che hanno per oggetto i fenomeni della coscienza, della consapevolezza, dei campi di energia. Salute e malattia si fondono nell’interezza sinergica dell’uomo e le deviazioni lungo l’asse vitale derivano dalla complementarietà sincronica dell’uomo e dell’ambiente.
Le tecniche di medicina complementare, qualsiasi esse siano, necessitano innanzi tutto della creazione di una relazione umana prima ancora che terapeutica, nella quale l’individuo è visto e vissuto come persona e non come “colui che ha o deve avere pazienza” (=paziente).
Se la persona assistita non è più nel ruolo di “paziente”, diventa dunque un individuo non più in una condizione di dipendenza dall’autorità sanitaria, ma in grado di diventare protagonista della propria salutein una condizione di alleanza con gli operatori sanitari.
Riflettiamo un attimo sull’entità del cambiamento che comporta questa visione: quante volte nel nostro lavoro ci troviamo di fronte a persone che, nonostante l’evidente gravità dello stato di salute, continuano a non seguire le indicazioni dei sanitari? Nel modello olistico, la psiche e il corpo sono strettamente connessi dall’asse psico-neuro-endocrino-immunologico (PNEI), dove la mente è considerata co-fattore nella generazione della malattia.
Oltre a “darsi il tempo della parola e dell’ascolto”, gli infermieri olistici creano lo spazio per il gesto e danno un significato al silenzio. Ciascun approccio può raggiungere un esito terapeutico positivo a seconda del malato, della patologia, del malessere, del terapeuta e del contesto. È da questo insieme di cose che si determina la riuscita finale della cura (Mitello, 2001).
E in Italia?
Il Centro ospedaliero di Medicina Integrata dell’Ospedale Petruccioli di Pitigliano, in provincia di Grosseto, è il primo ospedale pubblico a livello nazionale nel quale la medicina tradizionale è affiancata dalla medicina complementare. Istituito sulla base delle Legge Regionale Toscana n° 9 del 2007, che garantisce il principio di libertà di scelta terapeutica del paziente, ma che tuttavia riconosce come medicine complementari solamente l’agopuntura, la fitoterapia e l’omeopatia, discipline ad esclusivo impiego medico per la Legge italiana.
Non è quindi prevista la figura infermieristica competente, nonostante questo stesso reparto sia sede di tirocinio per gli iscritti al Master in Medicine Complementari e Terapie Integrate dell’Università di Siena, al quale sono iscritti quasi esclusivamente infermieri e personale sanitario (fisioterapisti, ostetriche). Tale Master di primo livello risulta essere l’unica possibilità di formazione in questo ambito a livello universitario in Italia.
L’acquisizione di titoli e competenze passa attraverso la formazione privata; grazie alla Legge 4/2013, “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”, è possibile scegliere i professionisti a cui affidare la propria formazione tra le scuole iscritte negli elenchi delle associazioni professionali.